Fiabe
Fragoline di Bosco
Un racconto di Cecilia Conti
Illustrazioni di Denise Gagliardi
Fata Clorofilla era la regina di un bel bosco, verdeggiante e vario, che si stendeva da un piccolo lago fino alle pendici di un monte che, un dì lontano, era stato un focoso vulcano. Si era sbizzarrita a creare cespugli, alberi, erbe, arbusti di ogni gradazione di verde, con foglie di ogni forma e dimensione, ce n’erano alcune che assomigliavano ad un cuore, altre ad una stella, altre ancora alla punta di una spada, piccole come una formica o grandi che ti ci potevi riparare la testa in un giorno di pioggia. Aveva fatto un gran lavoro ma non era troppo soddisfatta. Soprattutto dopo che Fata Sovrana, la regina di tutte le fate del mondo, le aveva detto che avrebbe potuto fare di meglio. “il tuo è un bellissimo bosco, ricco di verde e gorgogliante di acque, che ha il privilegio di specchiarsi in questo piccolo magico lago. Ma vedi, in molti posti del mondo ci sono luoghi come questo, devi trovare qualcosa che lo renda speciale…” e detto questo, senza aggiungere altro, nonostante Fata Clorofilla le chiedesse consiglio su come fare, se ne andò scomparendo in un puff di scintille e fiori colorati. Fata Clorofilla era talmente impensierita da quello che gli era stato detto che perfino il bosco, per compassione, iniziò a cambiare colore, diventò prima giallo e poi rosso, e poi per la gran preoccupazione, perse tutte le foglie. Ci volle un gran da fare prima che tutto tornasse verde come prima, e bisognò perfino attendere la stagione successiva. Alla fine Fata Clorofilla si arrese, da sola non poteva farcela. E così si decise finalmente a condividere la sua preoccupazione con alcune fate che abitavano nel suo bosco. Fata Lumaca, che di solito non era nota per la sua velocità di pensiero non ebbe dubbi quel piacere. Fata Lumaca si sarebbe occupata dei tempi, di quando dovevano giorno: “ho un’idea!” Esclamò trionfante prima che le altre fate potessero dire qualcosa, “secondo me ci vuole colore, fiori frutti… Clorofilla il verde è bellissimo, ma tutto verde è un po’ monotono, non trovi?” Le altre fate erano rimaste a bocca aperta. Non tanto per la proposta, che poteva essere anche buona, ma per la velocità e la sicurezza con cui Fata Lumaca aveva espresso la sua idea, non succedeva da secoli una cosa così. Anche Fata Clorofilla rimase esterrefatta… però doveva ammettere che forse Lumaca aveva ragione. Interrogò le altre. Fata Corolla disse che “sì Fata Lumaca ha ragione, serve colore, io te lo avevo detto già” si fece scappare una frecciatina contro Fata Clorofilla che voleva sempre farla da padrona con tutto quel verde “metteremo dei fiori e …” si inserì di fretta Fata Pesca rubandole la parola “… anche dei frutti! Si dei frutti, colorati, saporiti profumati..” Fata Clorofilla era un po’ contrariata dal “te lo avevo detto già” di Fata Corolla, Fata Corolla era un po’ contrariata dal fatto che Fata Pesca non le avesse fatto finire la frase, Fata Lumaca non aveva ancora capito tutta la conversazione quando arrivò, in ritardo come al solito e tutta trafelata, Fata Fragolina la più pasticciona del gruppo. Quando la videro arrivare con le ali stropicciate, il vestito pieno di toppe multicolori e la bacchetta riparata in più punti, tutte e tre le fate furono un po’ contrariate, ma Fata Fragolina sfoggiò un gran sorriso e fece tutte le sue migliori scuse tanto che le colleghe non poterono non accettarle. Fata Clorofilla le spiegò in breve tutta la faccenda, facendo il riassunto in maniera tale che sembrava che avesse già deciso tutto lei, e che tutte le idee raccolte fossero farina del suo sacco. Fata Corolla e Fata Pesca la guardavano ancor più contrariate avrebbero voluto ribattere, quando Fata Fragolina, presa da suo solito scomposto entusiasmo, iniziò a gridare: “FAAAAAANTASTICOOOOO!!! Trooooooppo figoo!! (Fata Fragolina non aveva proprio un linguaggio da Fata) Mi piaaaace un sacco questa roba qui!! Moooolto divertente!!! Quindi come ci organizziamo?” E mentre faceva questa domanda saltellava spargendo scintille Fatate a destra e sinistra che poi si trasformavano in insetti a casaccio. In tutto ciò Fata Lumaca si stava ancora girando verso Fata Clorofilla per poter ribattere alle sue affermazioni come avrebbero voluto fare le altre, ma venne distratta da un calabrone sparato dalla bacchetta di Fragolina che le si spiaccicò direttamente sugli occhiali. Fata Clorofilla per farla breve e facendo finta di non aver notato il disappunto delle altre continuò sulla sua linea e assegno un compito a ciascuna di loro: Fata Corolla si sarebbe occupata dei fiori, di ogni forma e colore, per gli alberi, per i prati, per gli arbusti, insomma per tutti i casi in cui fiori potevano andare bene. Fata Pesca, da grande buongustaia quale era, e amante anche delle cose belle, si sarebbe occupata dei frutti, ne avrebbe creati di profumati, colorati, a suo sbocciare i vari fiori, quanto tempo dovevano durare, in che stagione e così via. Si sarebbero riviste da lì ad una settimana per verificare il lavoro di ciascuna. Fata Fragolina ascoltava ancora entusiasta ma quando Fata Clorofilla passò ai saluti senza averle assegnato nessun compito, sbottò in un singhiozzante “E IO?!?!” Mentre con la bacchetta spruzzava moscerini e millepiedi a destra e sinistra. Ci fu un momento di silenzio, rotto dall’urlo schifato di Fata Pesca che si era vista arrivare un millepiedi dritto sul naso. Fata Clorofilla si trovò suo malgrado costretta a dare un compito anche a Fata Fragolina, sperando che non avrebbe combinato troppi pasticci. Pensando di limitare i danni le chiese di occuparsi di qualcosa da mettere nel sottobosco, era libera di scegliere se fare fiori o frutti. Fata Fragolina lasciò la riunione contentissima, l’idea le piaceva molto, si sarebbe data subito da fare! Così mentre Fata Corolla creava gli anemoni e le pervinche che avrebbero adornato il bosco a primavera, i fiori rosa del pesco, fiori bianchi e profumati del prugnolo selvatico, le violette dal profumo soave, Fata Pesca trasformava alberi normali in alberi da frutto, e inventava le pesche, morbide e liscia come la sua pelle, con una polpa succosa e profumata, le ciliegie, piccole liscie e rosse dal gusto irresistibile, le mele rosse e salutari, e le disponeva nei campi vicino al bosco e nella fertile valle del lago, Fata Fragolina si era messa al lavoro e volendo fare qualcosa di straordinario aveva deciso che avrebbe fatto qualcosa che doveva avere sia i fiori che i frutti. Provò varie idee e diversi incantesimi, aveva trasformato casa sua in un groviglio di piante colorate a cui nessuno sarebbe stato capace di dare un nome. Poi finalmente in giorno trovò l’idea giusta, una bella pianta con dei fiorellini piccoli e graziosi, che si trasformano in frutti dolci e gustosi, i tempi di maturazione li avrebbe poi decisi Fata Lumaca. La pianta era bella, i fiori di un rosa tenue, le foglie erano profumate, ma siccome Fata Fragolina era pasticciona e distratta, non aveva idea di come avesse fatto a riempirla di fastidiose spine, che non riusciva più a togliere. Inoltre il frutto, pur essendo molto gustoso, era pieno di bitorzoli, sembrava un agglomerato di palline che in un primo momento erano rosse, e poi diventavano viola scuro, quasi nere. Ma un frutto nero, chi l’avrebbe mai mangiato? Chiese consiglio alle altre fate che però, temendo che la faccenda peggiorasse, le consigliarono di lasciar perdere e di provare a fare qualcos’altro. In fretta però, perché alla scadenza mancavano solo due giorni. Fata Lumaca, che come al solito, non aveva ancora capito bene tutta la faccenda, assegnò comunque a quella pianta spinosa un tempo per crescere, uno per fiorire, uno per far nascere i frutti e farli maturare. Fata Fragolina tornò a casa un po’ avvilita, cosa ne avrebbe fatto di tutte queste piante spinose che si ritrovava a casa? Se doveva lavorare ad un altro esperimento doveva necessariamente fare spazio… Prese le piante, e le buttò in giro nel bosco un po’ dove capitava, tanto per fare spazio, con l’idea che poi sarebbe tornata a prenderle per rifare ordine. Ma quelle, a cui Fata Lumaca aveva già assegnato i tempi della vita, iniziarono a radicare e a crescere tranquille. Nel frattempo Fata Fragolina si mise di nuovo al lavoro in un tripudio di scintille colorate, lombrichi volanti, moscerini col naso, millepiedi in ciabatte e bruchi fluorescenti, il tempo era poco e lei era decisa a fare qualcosa di importante. Lavorò ininterrottamente per due giorni e due notti, e questa volta si presentò puntuale all’appuntamento con le altre fate che, vedendola arrivare all’orario prefissato, rimasero tutte di stucco. Fata Clorofilla si complimentò per la puntualità, ma non le chiese subito di far vedere cosa aveva creato. Chiese prima alle altre. Fata Corolla presentò un sacco di fiori, erano talmente tanti e vari che ad un certo punto della lista le altre cominciarono a sbadigliare. Ne aveva fatti alcuni talmente profumati e dolci, come ad esempio i fiori di sambuco, che potevi mangiarli al pari dei frutti. Fata Corolla ci teneva a strafare, era una vita che stava in competizione con Clorofilla, così pretese che la corona di petali di tutti i fiori esistenti prendesse il suo nome. Clorofilla pur di non sentirla più accordò. Fu la volta di Fata Pesca, che descrisse in modo così succulento e goloso tutti i suoi frutti da far venire l’acquolina in bocca. Il suo preferito era un frutto dalla polpa gialla, succoso e profumato, con la pelle morbida come quella delle sue guance. L’albero che poteva produrre il frutto cresceva rigoglioso nella valle del lago e la Fata pretese che questo frutto prendesse il suo nome: Pesca appunto. Quindi Clorofilla interpellò Fata Lumaca, più per dovere che per sentire davvero cosa avesse da dire, la faccenda rischiava di diventare mooooooooolto lunga, considerando la proverbiale lentezza della Fata e il fatto che comunque aveva stabilito i tempi di crescita, maturazione etc. di ciascuna opera delle altre fate. Fata Lumaca fece un gran sorriso e si limitò a dire che aveva inventato 4 stagioni, in ciascuna delle quali ci sarebbero stati fiori, frutti e quant’altro. Il suo limitarsi in questa descrizione breve comunque occupò 45 minuti Fatati al termine dei quali le fate erano praticamente sfinite. Quando Fata Lumaca sfoggiò di nuovo un gran sorriso, che stava a concludere chiaramente la sua relazione Fata Clorofilla si precipitò a chiudere la riunione ringraziando tutte le partecipanti, quando proprio Fata Lumaca disse tutto d’un fiato: “Enononabbiamofinito, mancalacreazionediFataFragolina!!!” Le altre restarono di stucco di nuovo, era la seconda volta che Fata Lumaca riusciva ad essere fulminea nei suoi interventi. Fata Fragolina fremeva in un angolo, stava aspettando il suo turno dall’inizio della riunione, e quando Fata Clorofilla era passata ai saluti stava per avere un’esplosione di impazienza e di rabbia che le causò l’aver creato, senza essersene accorta, un lombrico obeso con gli occhiali. Clorofilla fece, suo malgrado, le scuse a Fragolina, e le chiese di presentare la sua creazione. Fata Fragolina presentò una piccola piantina con 5 foglioline, qualche piccolo insignificante fiore bianco (come si affrettò a definirlo Fata Corolla) e un fruttino rosso talmente piccolo che ci voleva la lente d’ingrandimento per vederlo meglio (come si affrettò a dire Fata Pesca). Fata Clorofilla doveva ammettere che Corolla e Pesca avevano ragione, il fruttino rosso tra l’altro non era bello e liscio come quelli presentati da Pesca, era pieno di puntini verdolini che non facevano una bella impressione. Lo guardò e lo riguardò, d’altra parte era difficile aspettarsi di più da quella pasticciona di Fragolina. Stava per bocciarlo quando, avvicinando la piantina col frutto per guardarla meglio si accorse che il fruttino rosso emanava un profumo delizioso. Non osò assaggiarlo ma decise che Fragolina avrebbe potuto installare questa sua creazione nel sottobosco, tanto era una piantina talmente piccola e poco evidente che in pochi l’avrebbero notata, poi magari a qualche animale poteva anche piacere - pensò tra sé. Fragolina era felicissima di questa concessione, finalmente anche lei aveva fatto qualcosa di importante!! Stava sprizzando scintille di gioia miste a zanzare dalla bacchetta quando Clorofilla le chiese: “come la dobbiamo chiamare questa cosa qui?” Accidenti - pensò Fragolina - ho dimenticato di pensarci!!! Fulminea per la terza volta in tutta la sua vita, le corse in soccorso Fata Lumaca esclamando: “fragolina! Come la Fata che l’ha inventata, che domande!” E mentre le fate restavano di stucco ancora una volta, comparve, proprio in quell’istante Fata Sovrana, ad osservare tutto ciò che le sue suddite avevano creato. Si complimentò per il lavoro fatto e prima di scomparire di nuovo in puff di scintille multicolori disse “adesso sì che questo sarà un posto speciale…”. Sono passati secoli ormai da quando è avvenuta questa storia, nessuno ha più saputo nulla delle fate, che probabilmente ancora abitano segretamente questi boschi tra il lago ed il Vulcano, e restano invisibili agli occhi dei più. Nel frattempo era sorto, circa mille anni fa, un piccolo paese difeso da un antico Castello, che i suoi abitanti, proprio in onore della bellezza e della ricchezza dei boschi dove si trovavano, chiamarono Nemi (che in latino significa appunto bosco). Il luogo era verdeggiante e fertile e vi crescevano rigogliosi fiori e frutti di ogni tipo. Ma fu uno il frutto che più degli altri venne apprezzato dai nemorensi: un fruttino piccolo, rosso e pieno di puntini, dal profumo e dal gusto squisito: la fragolina di bosco. E se i cespugli spinosi sono diventati i rovi produttori delle golose more, la fragolina la fa da padrona nei bar e nelle pasticcerie di Nemi dove, proprio grazie a loro si creano dolci golosi apprezzati da tutti, tanto che sono diventati il simbolo di questo pittoresco paesino affacciato sul lago. Questo è tutto quello che sono riuscita a sapere una sera di giugno a Nemi, quando si celebrava proprio la festa di quelle fragoline di bosco inventate dalla Fata più pasticciona che si sia mai vista da queste parti. Fine.
Un racconto di Cecilia Conti
Illustrazioni di Denise Gagliardi
Fata Clorofilla era la regina di un bel bosco, verdeggiante e vario, che si stendeva da un piccolo lago fino alle pendici di un monte che, un dì lontano, era stato un focoso vulcano. Si era sbizzarrita a creare cespugli, alberi, erbe, arbusti di ogni gradazione di verde, con foglie di ogni forma e dimensione, ce n’erano alcune che assomigliavano ad un cuore, altre ad una stella, altre ancora alla punta di una spada, piccole come una formica o grandi che ti ci potevi riparare la testa in un giorno di pioggia. Aveva fatto un gran lavoro ma non era troppo soddisfatta. Soprattutto dopo che Fata Sovrana, la regina di tutte le fate del mondo, le aveva detto che avrebbe potuto fare di meglio. “il tuo è un bellissimo bosco, ricco di verde e gorgogliante di acque, che ha il privilegio di specchiarsi in questo piccolo magico lago. Ma vedi, in molti posti del mondo ci sono luoghi come questo, devi trovare qualcosa che lo renda speciale…” e detto questo, senza aggiungere altro, nonostante Fata Clorofilla le chiedesse consiglio su come fare, se ne andò scomparendo in un puff di scintille e fiori colorati. Fata Clorofilla era talmente impensierita da quello che gli era stato detto che perfino il bosco, per compassione, iniziò a cambiare colore, diventò prima giallo e poi rosso, e poi per la gran preoccupazione, perse tutte le foglie. Ci volle un gran da fare prima che tutto tornasse verde come prima, e bisognò perfino attendere la stagione successiva. Alla fine Fata Clorofilla si arrese, da sola non poteva farcela. E così si decise finalmente a condividere la sua preoccupazione con alcune fate che abitavano nel suo bosco. Fata Lumaca, che di solito non era nota per la sua velocità di pensiero non ebbe dubbi quel piacere. Fata Lumaca si sarebbe occupata dei tempi, di quando dovevano giorno: “ho un’idea!” Esclamò trionfante prima che le altre fate potessero dire qualcosa, “secondo me ci vuole colore, fiori frutti… Clorofilla il verde è bellissimo, ma tutto verde è un po’ monotono, non trovi?” Le altre fate erano rimaste a bocca aperta. Non tanto per la proposta, che poteva essere anche buona, ma per la velocità e la sicurezza con cui Fata Lumaca aveva espresso la sua idea, non succedeva da secoli una cosa così. Anche Fata Clorofilla rimase esterrefatta… però doveva ammettere che forse Lumaca aveva ragione. Interrogò le altre. Fata Corolla disse che “sì Fata Lumaca ha ragione, serve colore, io te lo avevo detto già” si fece scappare una frecciatina contro Fata Clorofilla che voleva sempre farla da padrona con tutto quel verde “metteremo dei fiori e …” si inserì di fretta Fata Pesca rubandole la parola “… anche dei frutti! Si dei frutti, colorati, saporiti profumati..” Fata Clorofilla era un po’ contrariata dal “te lo avevo detto già” di Fata Corolla, Fata Corolla era un po’ contrariata dal fatto che Fata Pesca non le avesse fatto finire la frase, Fata Lumaca non aveva ancora capito tutta la conversazione quando arrivò, in ritardo come al solito e tutta trafelata, Fata Fragolina la più pasticciona del gruppo. Quando la videro arrivare con le ali stropicciate, il vestito pieno di toppe multicolori e la bacchetta riparata in più punti, tutte e tre le fate furono un po’ contrariate, ma Fata Fragolina sfoggiò un gran sorriso e fece tutte le sue migliori scuse tanto che le colleghe non poterono non accettarle. Fata Clorofilla le spiegò in breve tutta la faccenda, facendo il riassunto in maniera tale che sembrava che avesse già deciso tutto lei, e che tutte le idee raccolte fossero farina del suo sacco. Fata Corolla e Fata Pesca la guardavano ancor più contrariate avrebbero voluto ribattere, quando Fata Fragolina, presa da suo solito scomposto entusiasmo, iniziò a gridare: “FAAAAAANTASTICOOOOO!!! Trooooooppo figoo!! (Fata Fragolina non aveva proprio un linguaggio da Fata) Mi piaaaace un sacco questa roba qui!! Moooolto divertente!!! Quindi come ci organizziamo?” E mentre faceva questa domanda saltellava spargendo scintille Fatate a destra e sinistra che poi si trasformavano in insetti a casaccio. In tutto ciò Fata Lumaca si stava ancora girando verso Fata Clorofilla per poter ribattere alle sue affermazioni come avrebbero voluto fare le altre, ma venne distratta da un calabrone sparato dalla bacchetta di Fragolina che le si spiaccicò direttamente sugli occhiali. Fata Clorofilla per farla breve e facendo finta di non aver notato il disappunto delle altre continuò sulla sua linea e assegno un compito a ciascuna di loro: Fata Corolla si sarebbe occupata dei fiori, di ogni forma e colore, per gli alberi, per i prati, per gli arbusti, insomma per tutti i casi in cui fiori potevano andare bene. Fata Pesca, da grande buongustaia quale era, e amante anche delle cose belle, si sarebbe occupata dei frutti, ne avrebbe creati di profumati, colorati, a suo sbocciare i vari fiori, quanto tempo dovevano durare, in che stagione e così via. Si sarebbero riviste da lì ad una settimana per verificare il lavoro di ciascuna. Fata Fragolina ascoltava ancora entusiasta ma quando Fata Clorofilla passò ai saluti senza averle assegnato nessun compito, sbottò in un singhiozzante “E IO?!?!” Mentre con la bacchetta spruzzava moscerini e millepiedi a destra e sinistra. Ci fu un momento di silenzio, rotto dall’urlo schifato di Fata Pesca che si era vista arrivare un millepiedi dritto sul naso. Fata Clorofilla si trovò suo malgrado costretta a dare un compito anche a Fata Fragolina, sperando che non avrebbe combinato troppi pasticci. Pensando di limitare i danni le chiese di occuparsi di qualcosa da mettere nel sottobosco, era libera di scegliere se fare fiori o frutti. Fata Fragolina lasciò la riunione contentissima, l’idea le piaceva molto, si sarebbe data subito da fare! Così mentre Fata Corolla creava gli anemoni e le pervinche che avrebbero adornato il bosco a primavera, i fiori rosa del pesco, fiori bianchi e profumati del prugnolo selvatico, le violette dal profumo soave, Fata Pesca trasformava alberi normali in alberi da frutto, e inventava le pesche, morbide e liscia come la sua pelle, con una polpa succosa e profumata, le ciliegie, piccole liscie e rosse dal gusto irresistibile, le mele rosse e salutari, e le disponeva nei campi vicino al bosco e nella fertile valle del lago, Fata Fragolina si era messa al lavoro e volendo fare qualcosa di straordinario aveva deciso che avrebbe fatto qualcosa che doveva avere sia i fiori che i frutti. Provò varie idee e diversi incantesimi, aveva trasformato casa sua in un groviglio di piante colorate a cui nessuno sarebbe stato capace di dare un nome. Poi finalmente in giorno trovò l’idea giusta, una bella pianta con dei fiorellini piccoli e graziosi, che si trasformano in frutti dolci e gustosi, i tempi di maturazione li avrebbe poi decisi Fata Lumaca. La pianta era bella, i fiori di un rosa tenue, le foglie erano profumate, ma siccome Fata Fragolina era pasticciona e distratta, non aveva idea di come avesse fatto a riempirla di fastidiose spine, che non riusciva più a togliere. Inoltre il frutto, pur essendo molto gustoso, era pieno di bitorzoli, sembrava un agglomerato di palline che in un primo momento erano rosse, e poi diventavano viola scuro, quasi nere. Ma un frutto nero, chi l’avrebbe mai mangiato? Chiese consiglio alle altre fate che però, temendo che la faccenda peggiorasse, le consigliarono di lasciar perdere e di provare a fare qualcos’altro. In fretta però, perché alla scadenza mancavano solo due giorni. Fata Lumaca, che come al solito, non aveva ancora capito bene tutta la faccenda, assegnò comunque a quella pianta spinosa un tempo per crescere, uno per fiorire, uno per far nascere i frutti e farli maturare. Fata Fragolina tornò a casa un po’ avvilita, cosa ne avrebbe fatto di tutte queste piante spinose che si ritrovava a casa? Se doveva lavorare ad un altro esperimento doveva necessariamente fare spazio… Prese le piante, e le buttò in giro nel bosco un po’ dove capitava, tanto per fare spazio, con l’idea che poi sarebbe tornata a prenderle per rifare ordine. Ma quelle, a cui Fata Lumaca aveva già assegnato i tempi della vita, iniziarono a radicare e a crescere tranquille. Nel frattempo Fata Fragolina si mise di nuovo al lavoro in un tripudio di scintille colorate, lombrichi volanti, moscerini col naso, millepiedi in ciabatte e bruchi fluorescenti, il tempo era poco e lei era decisa a fare qualcosa di importante. Lavorò ininterrottamente per due giorni e due notti, e questa volta si presentò puntuale all’appuntamento con le altre fate che, vedendola arrivare all’orario prefissato, rimasero tutte di stucco. Fata Clorofilla si complimentò per la puntualità, ma non le chiese subito di far vedere cosa aveva creato. Chiese prima alle altre. Fata Corolla presentò un sacco di fiori, erano talmente tanti e vari che ad un certo punto della lista le altre cominciarono a sbadigliare. Ne aveva fatti alcuni talmente profumati e dolci, come ad esempio i fiori di sambuco, che potevi mangiarli al pari dei frutti. Fata Corolla ci teneva a strafare, era una vita che stava in competizione con Clorofilla, così pretese che la corona di petali di tutti i fiori esistenti prendesse il suo nome. Clorofilla pur di non sentirla più accordò. Fu la volta di Fata Pesca, che descrisse in modo così succulento e goloso tutti i suoi frutti da far venire l’acquolina in bocca. Il suo preferito era un frutto dalla polpa gialla, succoso e profumato, con la pelle morbida come quella delle sue guance. L’albero che poteva produrre il frutto cresceva rigoglioso nella valle del lago e la Fata pretese che questo frutto prendesse il suo nome: Pesca appunto. Quindi Clorofilla interpellò Fata Lumaca, più per dovere che per sentire davvero cosa avesse da dire, la faccenda rischiava di diventare mooooooooolto lunga, considerando la proverbiale lentezza della Fata e il fatto che comunque aveva stabilito i tempi di crescita, maturazione etc. di ciascuna opera delle altre fate. Fata Lumaca fece un gran sorriso e si limitò a dire che aveva inventato 4 stagioni, in ciascuna delle quali ci sarebbero stati fiori, frutti e quant’altro. Il suo limitarsi in questa descrizione breve comunque occupò 45 minuti Fatati al termine dei quali le fate erano praticamente sfinite. Quando Fata Lumaca sfoggiò di nuovo un gran sorriso, che stava a concludere chiaramente la sua relazione Fata Clorofilla si precipitò a chiudere la riunione ringraziando tutte le partecipanti, quando proprio Fata Lumaca disse tutto d’un fiato: “Enononabbiamofinito, mancalacreazionediFataFragolina!!!” Le altre restarono di stucco di nuovo, era la seconda volta che Fata Lumaca riusciva ad essere fulminea nei suoi interventi. Fata Fragolina fremeva in un angolo, stava aspettando il suo turno dall’inizio della riunione, e quando Fata Clorofilla era passata ai saluti stava per avere un’esplosione di impazienza e di rabbia che le causò l’aver creato, senza essersene accorta, un lombrico obeso con gli occhiali. Clorofilla fece, suo malgrado, le scuse a Fragolina, e le chiese di presentare la sua creazione. Fata Fragolina presentò una piccola piantina con 5 foglioline, qualche piccolo insignificante fiore bianco (come si affrettò a definirlo Fata Corolla) e un fruttino rosso talmente piccolo che ci voleva la lente d’ingrandimento per vederlo meglio (come si affrettò a dire Fata Pesca). Fata Clorofilla doveva ammettere che Corolla e Pesca avevano ragione, il fruttino rosso tra l’altro non era bello e liscio come quelli presentati da Pesca, era pieno di puntini verdolini che non facevano una bella impressione. Lo guardò e lo riguardò, d’altra parte era difficile aspettarsi di più da quella pasticciona di Fragolina. Stava per bocciarlo quando, avvicinando la piantina col frutto per guardarla meglio si accorse che il fruttino rosso emanava un profumo delizioso. Non osò assaggiarlo ma decise che Fragolina avrebbe potuto installare questa sua creazione nel sottobosco, tanto era una piantina talmente piccola e poco evidente che in pochi l’avrebbero notata, poi magari a qualche animale poteva anche piacere - pensò tra sé. Fragolina era felicissima di questa concessione, finalmente anche lei aveva fatto qualcosa di importante!! Stava sprizzando scintille di gioia miste a zanzare dalla bacchetta quando Clorofilla le chiese: “come la dobbiamo chiamare questa cosa qui?” Accidenti - pensò Fragolina - ho dimenticato di pensarci!!! Fulminea per la terza volta in tutta la sua vita, le corse in soccorso Fata Lumaca esclamando: “fragolina! Come la Fata che l’ha inventata, che domande!” E mentre le fate restavano di stucco ancora una volta, comparve, proprio in quell’istante Fata Sovrana, ad osservare tutto ciò che le sue suddite avevano creato. Si complimentò per il lavoro fatto e prima di scomparire di nuovo in puff di scintille multicolori disse “adesso sì che questo sarà un posto speciale…”. Sono passati secoli ormai da quando è avvenuta questa storia, nessuno ha più saputo nulla delle fate, che probabilmente ancora abitano segretamente questi boschi tra il lago ed il Vulcano, e restano invisibili agli occhi dei più. Nel frattempo era sorto, circa mille anni fa, un piccolo paese difeso da un antico Castello, che i suoi abitanti, proprio in onore della bellezza e della ricchezza dei boschi dove si trovavano, chiamarono Nemi (che in latino significa appunto bosco). Il luogo era verdeggiante e fertile e vi crescevano rigogliosi fiori e frutti di ogni tipo. Ma fu uno il frutto che più degli altri venne apprezzato dai nemorensi: un fruttino piccolo, rosso e pieno di puntini, dal profumo e dal gusto squisito: la fragolina di bosco. E se i cespugli spinosi sono diventati i rovi produttori delle golose more, la fragolina la fa da padrona nei bar e nelle pasticcerie di Nemi dove, proprio grazie a loro si creano dolci golosi apprezzati da tutti, tanto che sono diventati il simbolo di questo pittoresco paesino affacciato sul lago. Questo è tutto quello che sono riuscita a sapere una sera di giugno a Nemi, quando si celebrava proprio la festa di quelle fragoline di bosco inventate dalla Fata più pasticciona che si sia mai vista da queste parti. Fine.